I disturbi di ansia rappresentano un unico gruppo di malattie che rendono la vita delle persone piena di agitazione immotivata, preoccupazioni e paure persistenti, eccessive ed irragionevoli. Essi comprendono:
I disturbi di ansia costituiscono una reale e grave condizioni di salute, ma possono essere trattati.
Nel linguaggio comune il termine “ansia” viene spesso usato in modo improprio, riferendosi a generiche condizioni di apprensione, tensione diffusa e persistente, nervosismo e stress, molto comuni nella vita quotidiana, che nulla hanno a che vedere con il disturbo psichiatrico vero e proprio.
L’ansia patologica non è un semplice disagio transitorio, ma una reazione abnorme che interferisce seriamente con le prestazioni psico-intellettive, impedendo di fissare la mente su problemi e situazioni specifiche e di elaborarli, limitando la possibilità di svolgere le attività abituali.
Capire le cause che sono alla base di un disturbo d’ansia generalizzata non è sempre semplice. L’ansia non insorge necessariamente in risposta a stimoli esterni, anche se eventi stressanti o un ambiente complessivamente sfavorevole possono slatentizzarne o aggravarne le manifestazioni. In generale uno stile di vita intenso (ritmi di lavoro frenetici, abusi di sostanze psicotrope) e fattori genetici ereditari possono influire sulle persone determinando stati di ansia più o meno gravi. Inoltre è stato dimostrato che l’origine del disturbo d’ansia, proprio come la depressione, è legata all’alterato funzionamento di alcuni circuiti cerebrali, non ancora del tutto noti, ma che almeno in parte coinvolgono il sistema della serotonina e della noradrenalina.
Il disturbo d’ansia può manifestarsi in un qualunque momento della vita, spesso in corrispondenza di periodi di transizione particolarmente critici o quando ci si trova di fronte a scelte difficili. A soffrirne sono soprattutto le donne (colpite con una frequenza doppia rispetto agli uomini), i bambini e gli anziani (specie se affetti da malattie croniche).
Contrariamente a quanto avviene nel caso della depressione, arrivare alla diagnosi di disturbo d’ansia generalizzata è abbastanza semplice perché i sintomi sono ben riconoscibili e il disagio sperimentato porta i pazienti a rivolgersi al medico in tempi relativamente rapidi. Oltre a sintomi psicologici, quali agitazione e irritabilità, la sindrome ansiosa si associa di norma a insonnia, alterazioni dell’appetito e a tutta una serie di manifestazioni fisiche e psicofisiche caratteristiche che possono interessare uno o più organi simultaneamente e ridurre la qualità di vita in modo significativo. Tra questi ritroviamo:
In presenza di manifestazioni di questo tipo, per una prima valutazione generale si può far riferimento al medico di famiglia, ma per ottenere un corretto inquadramento del disturbo d’ansia, definirne con precisione la gravità e individuare la strategia terapeutica più adatta, è consigliabile rivolgersi ad uno specialista.
Per poter emettere una diagnosi di Disturbo d’ansia generalizzata, negli adulti devono essere presenti almeno tre sintomi psicofisici tra quelli elencati in aggiunta all’ansia e alla preoccupazione persistenti e non commisurate all’effettiva gravità degli eventi o prive di fattori scatenanti. L’insieme delle manifestazioni deve essere presente da almeno sei mesi, per gran parte del tempo. Nei bambini, è sufficiente un solo sintomo psicofisico aggiuntivo e la durata delle manifestazioni necessaria per la diagnosi può essere minore.
Esistono molti modi per contrastare il disturbo d’ansia generalizzata:
Tecniche di Rilassamento
Utili per attenuare alcune forme lievi di ansia e stress Tra queste troviamo massaggi allo yoga, bagni caldi, tecniche di respirazione profonda e agopuntura. Ma anche l’ascolto della musica preferita, una nuotata o una passeggiata nella natura possono portare a miglioramenti significativi del livello di tensione.
Quando queste contromisure si rivelano insufficienti e lo stato di allerta si associa anche a disturbi del sonno, si può trovare un aiuto aggiuntivo in alcuni principi attivi di origine naturale in grado di influenzare positivamente la funzionalità dei circuiti nervosi che controllano le reazioni allo stress. Gli estratti di tiglio, camomilla, malva, escolzia, valeriana, biancospino, passiflora o miscele di queste piante sono i rimedi fitoterapici più collaudati ed efficaci per allentare la tensione e favorire il sonno. E’ opportuno però utilizzare preparati certificati venduti in farmacia e informare il medico prima di iniziare ad assumerli, soprattutto se si stanno già utilizzando farmaci contro l’ansia o per la cura di altre patologie, durante gravidanza e allattamento o se ad averne bisogno è un bambino.
Quando il medico ritiene che per contrastare la forma d’ansia presente sia necessario ricorrere ai farmaci, i principi attivi più utili appartengono alla classe degli antidepressivi, in particolare gli SSRI (inibitori del sistema di riassorbimento della serotonina). Gli SSRI sono farmaci ben tollerati e, di norma, non causano effetti collaterali rilevanti, ma per ottenerne i massimi benefici devono essere utilizzati seguendo attentamente le indicazioni del medico rispetto a dosaggi e tempi d’assunzione. Per osservare un miglioramento dei sintomi ansiosi è necessario avere un pò di pazienza perché l’effetto ansiolitico degli SSRI non è immediato, ma compare in media dopo 2-4 settimane dall’inizio dell’assunzione. Ottenuto il beneficio, poi, il trattamento non va interrotto fintanto che il medico non lo ritenga opportuno. Generalmente, ciò avviene dopo alcune settimane o mesi. Per evitare effetti di rebound, ossia di riacutizzazione dei sintomi ansiosi, l’abbandono dei farmaci deve sempre avvenire in modo graduale, con progressive riduzioni della quantità assunta, ed essere monitorato dal medico. Nella piccola quota di pazienti in cui il disturbo d’ansia è così intenso da meritare un intervento farmacologico dagli effetti tranquillanti immediati, il medico può prescrivere composti della classe delle benzodiazepine, da assumere per non più di 2-3 settimane insieme agli SSRI, in attesa che si manifesti pienamente l’azione di questi ultimi. Le benzodiazepine sono farmaci delicati da gestire, poiché associati a un certo numero di effetti collaterali e controindicazioni, oltre che alla possibilità di indurre assuefazione e dipendenza fisica e psicologica. Per evitare un peggioramento dell’ansia, l’interruzione del trattamento con benzodiazepine deve essere graduale, con progressive riduzioni di dosaggio.
Approccio psicoterapicoI farmaci sono molto utili per attenuare le manifestazioni acute del disturbo d’ansia e favorirne il superamento, ma per risolvere il problema a lungo termine è necessario effettuare anche un lavoro di elaborazione e adattamento allo stimolo ansiogeno, avvalendosi di un supporto psicologico. In questo contesto, la tecnica che ha dimostrato di riuscire a determinare i maggiori benefici è la terapia comportamentale indirizzata al “decondizionamento dallo stimolo ansiogeno”, ossia a sciogliere il legame tra le situazioni critiche e la reazione ansiosa del paziente. Questa strategia prevede che la persona ansiosa, anziché evitarli, si esponga gradualmente agli eventi ritenuti stressanti, li analizzi con l’aiuto dello specialista e li elabori in chiave positiva per far rientrare l’esperienza vissuta in un contesto di normalità e affrontarla meglio in occasioni successive.
Spetta al medico scegliere quello più adatto caso per caso, eventualmente combinandoli tra loro, in relazione alla gravità e alla durata del disturbo, alle caratteristiche e all’età del paziente, alla sua disponibilità a impegnarsi nel trattamento e alle attese rispetto agli esiti clinici. Esistono poi degli Interventi di supporto a questi trattamenti che se seguiti costantemente possono di certo migliorare la propria condizione:
Lo stress è il disturbo più diffuso del nostro tempo che può portare con sé numerosi altri disturbi come insonnia ed ulcera dello stomaco. In genere il nostro organismo è in grado di adattarsi ai cambiamenti. Quando questo non avviene perché prevale lo stress allora l’organismo reagisce aumentando la secrezione di certi ormoni ed inibendone altri. Allo stesso tempo viene compromessa la produzione di sostanze messaggere come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.
Le cause all’origine dello stress possono essere molteplici e variano da persona a persona. Infatti gli eventi stressanti che possono determinare conseguenze fisiche e psicologiche sono recepiti in maniera diversa a seconda della personale sensibilità. Tuttavia, ci sono alcuni fattori che inevitabilmente causano stress comune come ad esempio:
I sintomi dello stress sono evidenti: frequente sensazione di stanchezza generale, accelerazione del battito cardiaco, disturbi del sonno, dolori muscolari, ulcera dello stomaco, diarrea, crampi allo stomaco, colite, malfunzionamento della tiroide, difficoltà ad esprimere concetti, sensazione di noia nei confronti di ogni situazione, frequente bisogno di urinare, cambio della voce, iperattività, confusione mentale, irritabilità, abbassamento delle difese immunitarie.
L’insonnia è un disturbo comune del sonno che consiste nell’incapacità di addormentarsi o nella condizione in cui i ritmi del sonno sono anormali al punto da interferire con il corretto funzionamento fisico, mentale ed emotivo e può essere sintomo di altre patologie. L’insonnia è il termine clinico usato per le persone che:
Le cause dell’insonnia possono essere di diversa natura. Spesso lo stress o l’ansia sono le più frequenti ma anche una serie di altri problemi, specie quelli di tipo psicosociali (come i rapporti conflittuali nell’ambiente lavorativo), depressione, abuso di sostanze eccitanti, malattie e dolore fisico, l’assunzione di alcuni farmaci, allergie alimentari, disturbi ambientali, il russamento abituale associato alla presenza di apnee notturne e il jet leg possono provocare insonnia.
Per insonnia condizionata si intende invece una frequente forma di insonnia cronica caratterizzata dal timore pervasivo di non riuscire a dormire; un sorta di circolo vizioso in forza del quale la paura di non dormire si traduce in effettiva insonnia reale causata prima da un evento disturbante, poi dall’insinuarsi della paura di passare un’altra notte insonne. Si tratta di un’attivazione emotiva riflessa, che porta il soggetto ad addormentarsi più facilmente quando non si forza di farlo, ad esempio quando è davanti al televisore.
I sintomi quali la difficoltà ad addormentarsi o un risveglio costante durante la notte sono da valutare in base alla frequenza. Infatti uno dei modi più comuni per classificare l’insonnia è riferendosi alla durata dei sintomi: si definisce transitoria quella che dura meno di un mese, a breve temine se dura per 1-6 mesi e cronica se dura oltre i sei mesi.
A seconda del momento in cui ci si risveglia si parla poi di insonnia iniziale, transitoria o terminale.
È noto che in quasi tutti i disturbi psichiatrici è presente anche una qualche forma di disturbo del sonno, e al contrario le persone con insonnia cronica sono ad alto rischio di sviluppare un disturbo d’ansia. Infatti generalmente chi soffre di ansia, ha stress eccessivo, preoccupazioni persistenti, pensieri ossessivi, problemi gastrointestinali e incubi difficilmente riesce a mantenere una qualità del sonno ottimale e certamente soffrirà anche di insonnia. Anche l’utilizzo di alcuni antidepressivi, comunemente prescritti per i disturbi d’ansia, può causare dei disturbi del sonno.
Un sonno insufficiente può determinare altri rischi oltre la stanchezza. Può portare a scarsi risultati al lavoro o a scuola, aumentare il rischio di infortuni e aumentare il rischio di problemi di salute.
Chi soffre di disturbi del sonno infatti può anche essere a rischio di malattie cardiache: insufficienza cardiaca, battito cardiaco irregolare, infarto, ictus, ipertensione, e diabete. Inoltre alcuni ricercatori sostengono anche che gli adulti che dormono meno di sei ore a notte sono esposti al 50% di probabilità in più di diventare obesi rispetto a quelli che dormono sette-otto ore a notte.
Durante il sonno inoltre il corpo produce importanti ormoni: si verifica un maggior rilascio dell’ormone della crescita, che permette di migliorare la massa muscolare e la capacità di riparazione delle cellule e dei tessuti in bambini e adulti, e di altri tipi di ormoni che migliorano l’attività del sistema immunitario verso varie infezioni. Questo è il motivo per cui una buona notte di sonno aiuta a prevenire disturbi di salute e favorisce il recupero durante i periodi di malattia.
Per chi soffre di insonnia è importante consultare il proprio medico o lo specialista per riferire i propri sintomi ed ottenere una diagnosi accurata e determinare la causa primaria e le condizioni che possono contribuire a un disturbo del sonno o a un disturbo d’ansia, in modo da stabilire il piano di trattamento più adeguato. Per determinare se si tratta di insonnia primaria o di un disturbo secondario ad altra malattia, si può ricorrere anche a test diagnostici quali l’EEG o la polisonnografia, un test specifico per la funzionalità cerebrale e mirato a indagare parametri cardiovascolari e respiratori. L’insonnia si presenta in tanti modi diversi, ecco perché clinicamente viene classificata tenendo conto di almeno tre parametri: la durata, le cause e la tipologia.
Per curare l’insonnia innanzitutto è importante adottare delle modifiche comportamentali e dello stile di vita che possano in qualche modo favorire l’addormentamento, la qualità e la durata del sonno. Anche l’alimentazione riveste un ruolo importante. Sarebbe opportuno consumare alimenti in grado di riequilibrare il sistema nervoso ed esercitare un’azione sedativa e calmante. Andranno esclusi i cibi confezionati, quelli ricchi di zuccheri e dolcificanti e bevande zuccherate.
Ci sono per esempio tre amminoacidi importanti contenuti nelle proteine di origine animale e vegetale, con una percentuale maggiore nella soia tra cui:
Altrettanto importanti sono poi la Taurina, un amminoacido che l’organismo è in grado di sintetizzare da sé, presente nel Sistema Nervoso Centrale, e le vitamine del gruppo B contenute nei cereali integrali e nel lievito di birra, che contengono il cromo anch’esso utile nel combattere l’ansia.
Durante lo stress si incorre più facilmente nella disidratazione, andrebbe aumentato quindi il consumo di acqua lontano dai pasti, ma anche di tisane biologiche.
Caffeina e alcool andrebbero consumati con moderazione ed evitati già nel tardo pomeriggio per non influenzare il sonno notturno. Ricorrere agli alcolici per rilassarsi è un errore comune e controproducente, in quanto può favorire l’addormentamento, ma non la qualità e la durata del sonno.
I farmaci vanno sempre valutati caso per caso con il medico, in quanto non sono sempre la scelta migliore per superare le difficoltà; l’efficacia si riduce nel tempo e, parallelamente, aumenta il rischio di dipendenza. In questi casi è invece di fondamentale importanza imparare a gestire ansie e paure, eventualmente con l’aiuto di uno specialista.
Esistono poi alcuni rimedi fitoterapici utilizzati per l’insonnia che aiutano a rilassare il sistema nervoso o muscolare o circolatorio, conciliando dolcemente il sonno; altre hanno azione ipnoinducente, favoriscono l’addormentamento e mantengono prolungato il sonno, migliorandone la qualità.
Tra le piante rilassanti e che inducono il sonno troviamo:
Le sue foglie, ricche di olio essenziale, e la Camomilla esercitano un’azione calmante sugli stati d’ansia, e rilassante sull’apparato muscolare. Risulta particolarmente indicata, perciò, in presenza di un quadro d’irritabilità generale, insonnia causata da stanchezza eccessiva, nervosismo, sindrome premestruale, spasmi e tensione muscolare.
Le sue parti aeree svolgono un’azione sedativa, tranquillante ed ansiolitica, e fanno della pianta un rimedio estremamente efficace per combattere l’insonnia, in quanto stimolano il sonno, senza risvegli notturni, senza produrre senso di intorpidimento mattutino, ed effetti narcotici o assuefazione. Risulta indicata in caso di stress, ansia e senso di angoscia, nelle forme di nevrosi isterica, fobica, ossessiva e post traumatica.
Agiscono come spasmolitici, sedativi e ansiolitici naturali. La loro azione ipotensiva e calmante sul sistema cardiocircolatorio è utile in caso d’insonnia, soprattutto nei pazienti molto nervosi, nei quali riduce l’emotività, la tachicardia, le palpitazioni, l’agitazione e l’angoscia.
Le sue radici hanno proprietà sedative, rilassanti e ipnoinducenti, in quanto riducono il tempo necessario per addormentarsi e migliorano la qualità del sonno. Pertanto risulta indicata in tutti i disturbi del sonno e nel trattamento dell’ansia.
Indicata in caso ansia, stress, disturbi del sonno (insonnia, risvegli notturni), disturbi psicosomatici, irritabilità, flessione dell’umore, dolori di natura psichica, nervosismo grazie ai principi attivi contenuti nelle sue parti aeree che diminuiscono il periodo dell’addormentamento, garantendo una buona qualità del sonno senza risvegli improvvisi.
Comunemente usato per il suo effetto calmante sul sistema nervoso e per la sua azione sedativa per migliorare il sonno.
I suoi semi rappresentano una fonte di 5HT, precursore della serotonina, per cui hanno proprietà antidepressiva e regolarizza il ciclo sonno-veglia (ritmo circadiano) migliorando la qualità del sonno. L’uso della pianta si è rivelato utile anche per il controllo della fame nervosa, legata a stati di ansia e stress.
La sua radice è estremamente efficace per combattere la stanchezza, e l’affaticamento, migliora la qualità del sonno, e ha effetto cardioprotettivo, utile in stati di stress, con tachicardia, palpitazioni, ansia e nervosismo.
La sua radice è di valido aiuto, per combattere i disturbi legati allo stress, come il calo della libido e l’astenia sessuale in entrambi i sessi. Queste proprietà rivitalizzanti e afrodisiache sono dovute alla presenza di componenti ad azione stimolante sulle ghiandole endocrine, soprattutto quelle surrenali, le ovaie e i testicoli.
Particolare importanza riveste infine la Melatonina, un ormone prodotto dall’organismo. Quando è usata come farmaco è sintetizzata artificialmente in laboratorio e si trova in commercio sotto forma di compresse, gocce ed anche in altre forme da sciogliere in bocca o sotto la lingua. In questo modo può essere assorbita in modo più rapido dall’organismo.
Viene usata per regolare il ciclo sonno-veglia, ad esempio per combattere il jet lag, l’insonnia, anche come aiuto per il sonno nelle persone che smettono di assumere le benzodiazepine (usate come sonniferi o come ansiolitici) e per diminuire i sintomi dell’astinenza quando si smette di fumare. Viene anche utilizzata nella depressione, come calmante ed anche per contrastare alcuni effetti collaterali delle chemioterapie.